IAEE – Vienna… da turista!

IAEE – Vienna… da turista!

Come descritto nel post pubblicato ieri nella categoria Research, nei giorni scorsi sono stato a Vienna per partecipare conferenza dell’IAEE. In effetti, la conferenza cominciava con il ricevimento di domenica 3 sera e allora ho ben pensato di partire sabato mattina per godermi un paio di giorni (scarsi) da turista. Sapevo infatti che Vienna è magnifica ed era da un po’ che avevo intenzione di visitarla. E la voglia probabilmente è cresciuta stando negli Stati Uniti, dove un pochino di “nostalgia” per la cultura europea si fa sentire.

Ovviamente il tempo era tiranno – in tutti i sensi: anche il tempo atmosferico non è stato dei migliori durante il weekend – sicché ho seguito un programma abbastanza contenuto. Insomma, poche cose ma buone, tanto comunque a Vienna ci dovrò tornare prima o poi.

Nella giornata di sabato ho puntato al Kunsthistorisches Museum, ossia il museo di storia dell’arte. Come moltissimi tra i palazzi più famosi di Vienna, questo museo è stato costruito nella seconda metà dell’Ottocento sotto l’impero di Francesco Giuseppe. Infatti in quel periodo vennero abbattute le mura medievali, creando uno spazio enorme praticamente in centro città (dato che nel frattempo la città si era espansa ben oltre le mura, ça va sans dire). Al loro posto venne costruita una strada chiamata con asburgico pragmatismo Ringstrasse (letteralmente la Strada Circolare), ai cui lati, o comunque nei pressi, furono poi per l’appunto collocati i nuovi edifici.

Il museo di storia dell’arte, in particolare, si trova sulla Maria Theresien-Platz, ed è esattamente di fronte al Naturhistorisches Museum, ossia il museo di storia naturale. La particolarità è che i due musei sono esattamente identici, e lo scenario è molto suggestivo.

Il museo fu commissionato dallo stesso Francesco Giuseppe che desiderava dare un’unica collocazione allo sterminato patrimonio artistico della Casa d’Asburgo. Ovviamente questa nuova “casa” doveva essere degna della magnificenza della casata e dell’inestimabile valore delle opere: per questo motivo ordinò di non badare a spese… tanto non pagava lui 🙂

All’interno del museo ci sono ovviamente miliardi di opere bellissime e alcune molto famose. Butto lì giusto la Madonna del Belvedere di Raffaello solo come esempio, se no non ne usciamo vivi. Del resto come sempre Wikipedia fornisce informazioni ben dettagliate per chi volesse approfondire 🙂

Però su un’opera mi voglio soffermare, perché mi consente di raccontare un bell’aneddoto. Si tratta dell’Incoronazione di Spine di Caravaggio.

Era il lontano ottobre 2000. In quei mesi, mentre io avevo appena cominciato la quinta liceo, la GAMeC, ossia Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, stava organizzando una bellissima mostra dal titolo “La Luce del Vero. Caravaggio, La Tour, Rembrandt, Zurbaràn”. Probabilmente più mossa dal desiderio di saltare un giorno di scuola che dall’amore per l’arte, la mia classe chiese a gran voce ai docenti di organizzare una visita guidata (che in effetti, a parte le battute, sarebbe stata indubbiamente ragionevole, se non doverosa). Per un motivo o per l’altro, la cosa non andò in porto e allora, insieme ad altri tre o quattro compagni, chiesi al nostro professore di Storia dell’Arte di accompagnarci in una visita “privata” pomeridiana. Bella mostra, guida a gratis e leccata di culo al professore che male non fa mai: cosa si voleva di più? Mi ricordo che effettivamente la mostra fu magnifica: le opere non era tantissime come numero, ma erano eccezionali come qualità. La più famosa era probabilmente la Deposizione, proprio di Caravaggio. Un’altra opera di questo autore attirò tuttavia la mia attenzione, e non ci vuole Sherlock Holmes per capire che fu appunto l’Incoronazione di Spine. La perfezione stilistica, la composizione dell’opera, il vigore espressivo, tutto quanto mi rapì e non ebbi dubbi a definirlo come il mio dipinto preferito. Va detto che nel corso degli anni ho poi avuto modo di vedere altri capolavori e oggi probabilmente non mi sbilancerei, ma indubbiamente rimane una dei miei preferiti. Comunque, immediatamente mi informai su quale fosse il museo di provenienza dell’opera. Mi aspettavo qualcosa tipo Roma o Firenze, o tutt’al più Parigi o Londra, e quando lessi Vienna rimasi un po’ stupito (che poi chissà perché doveva apparirmi così strano, va beh). Ad ogni modo mi dissi: prima o poi vado a Vienna e la prima cosa che farò sarà andare a vedere quest’opera. E così ho fatto!

Bell’aneddoto, non vi pare? No? E va beh, allora leggetevi un libro di Fabio Volo, che cazzo! 🙂

Ovviamente la visita al museo prende non poche ore e quando esco sono bello stanchino. C’è giusto il tempo per fare due passi nei dintorni, in particolare verso l’Hofburg, ossia l’ex palazzo imperiale e oggi residenza del Presidente della Repubblica Austriaca. In particolare mi sono soffermato sul Neue Burg, ossia l’ala nuova (ovviamente costruita sotto Francesco Giuseppe), che è fantastica.

Tra l’altro la conferenza ha avuto sede proprio in una delle ali dell’Hofburg, e quindi potete immaginarvi l’eleganza delle sale. Anzi no, non immaginatela: posto un paio di foto che è ben più efficace!

Comunque per oggi basta così: è ora di tornare al mio hotel, che peraltro si chiama Fürst Metternich, con tanto di riproduzione del ritratto più noto del famoso uomo di stato austriaco. Insomma anche l’hotel è austro-ungarico che più austro-ungarico non si può!

L’indomani punto invece sul Heeresgeschichtliches Museum, ossia il museo di storia militare. Piaccia o non piaccia, la storia si è spesso fatta sui campi di battaglia e io, da grande appassionato di storia, trovo sempre molto interessanti i musei e le mostre dedicati alla storia militare. In particolare, mi ricordo che trovai eccezionale il Musée de l’Armée a Parigi. In aggiunta, la Prima Guerra Mondiale è uno dei miei argomenti preferiti, e stando a Vienna…

Morale, eccomi qui al museo. Rendo doveroso omaggio all’immancabile Imperatore, e comincio la visita.

Il museo è davvero bellissimo e me lo voglio gustare tutto con calma. Giunto all’ora di pranzo però – pranzo peraltro alle 14.30: non riuscivo a staccarmi! – mi viene un dubbio atroce: oddio, ma non ho controllato a che ora chiude! Il Kunsthistorisches Museum del giorno prima chiudeva alle 18 e forse inconsciamente ho associato lo stesso orario anche a questo museo, senza più prestarvi attenzione. Sta di fatto che invece chiude alle 17: faccio un rapido calcolo e capisco al volo che dovrò muovermi e che anzi non ce la farò mai a finire tutto. Per giunta alle 16.30 gli addetti del museo cominciano a chiudere le sale (la chiusura delle 17 significa tutti fuori e porte sbarrate, non si sgarra) e quindi mi perdo le ultime parti, praticamente dal 1930 in poi… Beh, mi toccherà ritornare, anche perché fortunatamente l’ingresso è gratuito 🙂

Imprevisti a parte, il museo come detto è molto bello. Ad ogni modo, come per il museo di storia dell’arte mi limito a pubblicare giusto pochi esempi di quel che ho visto.

A proposito della Prima Guerra Mondiale, pubblico subito il pezzo forte, ossia l’automobile su cui viaggiava l’Arciduca Francesco Ferdinando il giorno in cui fu assassinato a Sarajevo (28 giugno 1914), nonché la divisa che indossava, in cui è ancora ben visibile la macchia di sangue.

Come tutti sappiamo, quell’assassinio scatenò una serie di eventi che nel giro di un mese portarono allo scoppio della Grande Guerra. Qui vedete l’ordine di mobilitazione parziale dei distretti cechi ordinata il 26 luglio per il 30 (l’attuale Repubblica Ceca faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico ovviamente). In effetti, il 28 l’Austria avrebbe dichiarato guerra alla Serbia, dando il via al conflitto, ma già sapeva che di lì a poco si sarebbe aperto anche il fronte russo, cui sarebbero stati dedicati i distretti cechi.

Non voglio passare per sadico nel rimanere in tema di oggetti insanguinati, ma mi ha molto incuriosito questa lettera:

Si tratta della lettera con cui Wallenstein, famosissimo condottiero nella Guerra dei Trent’anni, chiedeva aiuto al suo generale Pappenheim, il 15 novembre del 1632. Quest’ultimo in effetti intervenne in battaglia il giorno dopo, ma ahilui ci rimase secco: la lettera fu trovata sul cadavere per l’appunto macchiata del suo sangue. Oggi sono proprio in vena di aneddoti e storie interessanti!

Pazzesco poi questo orologio del 1664, trovato sul campo di battaglia ottomano dopo la Battaglia di San Gottardo (almeno mi pare di ricordare: chi sa il tedesco controlli!): segnava ore, giorno, mese, anno, fasi lunari e quant’altro! E poi ci sembrano avanzati gli smartphone 🙂

Ce ne sarebbero davvero mille da pubblicare ma, come detto, mi limito a questi pochi esempi.

Purtroppo ormai la conferenza incombe e non c’è più tempo per fare il turista. Nei giorni successivi ho comunque occasione di fare qualche altra foto all’Hofburg da altre prospettive (il complesso è assai… complesso, e ci sono diversi cortili, edifici e ingressi). Metto anche una foto del Parlamento Austriaco (l’ultima delle prossime quattro), anch’esso sulla Ringstrasse non lontano dall’Hofburg e anch’esso decisamente monumentale.

I più attenti avranno notato che ho saltato il castello di Schönbrunn, forse l’attrattiva più famosa di Vienna. In effetti la conferenza aveva previsto una visita guidata al castello, fissata però per martedì 5 mattina, ossia durante la conferenza stessa. Inizialmente mi ero fatto lusingare – ed era anche per quello che l’avevo saltato serenamente durante il weekend, oltre al fatto che il brutto tempo me l’avrebbe fatto godere solo a metà, specialmente il parco – ma poi ho deciso di fare il serio e, nonostante il bel sole che nel frattempo era uscito, non ho abbandonato la conferenza. Insomma, quando torno a Vienna, Schönbrunn sarà ovviamente in cima alla lista.

In ogni caso, sono stato contentissimo di aver speso questi due giorni da turista: Vienna è davvero stupenda per come me l’immaginavo e non vedo l’ora di ritornarci!

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