Washington da turista

Washington da turista

Come avete visto nell’ultimo post in Research, nei giorni scorsi ho fatto un salto a Washington dove, a parte gli eventi cui ho partecipato, ho avuto modo di passare un pochino di tempo da turista. In effetti, a parte la toccata e fuga in occasione dell’International Energy Workshop a College Park quest’estate, ero già stato qui una decina di anni fa in occasione del mitico viaggio on the road negli stati del sud-est con i miei amici Fabio e Tino, quindi le cose fondamentali le avevo già viste, tuttavia nella capitale americana ci sono un miliardo di cose da vedere e quindi se si ha un attimo per visitare qualcosa, è sempre tempo ben speso. Avevo pertanto pensato di dedicare all’attività turistica un paio di mezze giornate prima e dopo gli eventi per aumentare la lista delle cose viste qui nel Distretto di Columbia… anche se in realtà già sapevo che la seconda parte sarebbe stata assai difficoltosa.

Ma andiamo con ordine.

Come non molto noto, in America i voli costano assai più che in Europa: ce ne lamentiamo sempre, ma siamo ben abituati con le low-cost. Certo, qui negli Stati Uniti le distanze sono mediamente più lunghe, ma insomma voli a 20 $ non ne trovi. Morale mi tocca rinunciare ai voli diretti e fare scalo, il che tra parentesi fa sì che la durata complessiva del viaggio, scalo compreso, sia circa 8-9 ore: sembra sembra, ma l’America è bella larga (un volo diretto coast to coast è almeno 5 ore)!

All’andata faccio scalo a Dallas. Posto giusto la foto del promettente cartellone di benvenuto e una foto dall’aereo dello sterminato orizzonte illuminato della città.

Atterro a Washington in serata, quindi per quel giorno non c’è altro da raccontare. Beh, sorvolo sulle peripezie per arrivare a mangiare qualcosa: atterro alle 22 locali e ovviamente in aeroporto è tutto chiuso (orari americani…) e tra una cosa e l’altra riesco a mangiarmi una pizza che mi faccio portare in albergo solo dopo mezzanotte…

Il giorno dopo il meeting è alle 18: ho quindi un po’ di tempo gironzolare, anche se le tre ore di fuso un pochino mi “tagliano” la giornata. Il mio albergo è in posizione tattica: appena uscito costeggio le sedi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Fico, ma gli edifici di loro non sono nulla di che: nella foto qui di seguito la Banca Mondiale è in primo piano, mentre l’FMI è quello che si intravede sulla destra.

 

Da qui comunque in pochi minuti sono alla Casa Bianca. Ovviamente l’avevamo già vista nel precedente viaggio, ma non so perché ci eravamo limitati ad un solo lato, mentre non avevamo visto l’ingresso principale. Come vedete, non manca nemmeno una manifestazione, stranamente però non contro Trump! A proposito, Donald sarà in casa? 🙂

Naturalmente un salto sull’altro lato lo faccio lo stesso (per arrivarci passo accanto al Ministero del Tesoro):

Da lì è d’obbligo andare verso il Monumento dedicato al George Washington. Questo mega obelisco di 169 m di altezza si trova in mezzo al National Mall (o semplicemente The Mall), che è un enorme vialone/parco lungo 4 km su cui si affacciano i principali edifici di Washington. Rapide foto – sfocate, ma sono davvero lontani! – al Monumento ad Abramo Lincoln e al Campidoglio, ossia al Parlamento (già visti a suo tempo) e posso infine dirigermi verso il mio obiettivo principale, ossia il National Museum of American History. Tra parentesi, in questo modo posso stare anche un po’ al calduccio: sono ormai abituato al finto inverno californiano, mentre qui come ampiamente previsto si gela!

 

 

Per inciso: gli Archivi che espongono, tra le altre cose, gli originali della Dichiarazione di Indipendenza e della Costituzione li avevo già visti a suo tempo, altrimenti sarebbero stati la prima tappa.

Non mi dilungo troppo sulle n-mila cose che vedo nel museo, il quale peraltro è anche un po’ incasinato. Qui mostro solo un paio di foto con l’Apple II e alcune delle invenzioni di fine XIX secolo (una parte del telefono di Bell, una delle lampadine di Edison, un fonografo e l’aggeggio per l’aggiornamento in tempo reale delle quotazioni di borsa).

La parte comunque cui dedico più attenzione, e che peraltro è una delle parti principali, è quella relativa alle guerre combattute dagli Stati Uniti, soprattutto la Guerra di Seccessione. Qui tre foto delle mille che potrei mettere (… no, in effetti non ne ho fatte troppe: ero più intento a guardare e a leggere!): potete vedere la prima bandiera degli Stati Confederati (come si vede, ben diversa da quella più nota con la croce di Sant’Andrea, che era la banadiera di battaglia) e due travi delle Torri Gemelle.

Tempus fugit ed è già ora di andare al meeting interno del Capitolo Nord Americano della MCAA, di cui ho parlato nell’altro post. Il giorno successivo, come scritto di là, c’è l’evento ufficiale all’Ambasciata di Francia. Quando arriviamo alla mattina ci fanno subito entrare, quindi non riesco a fare delle foto al complesso che è anche belloccio, sia esteticamente che come location. Accontentiamoci di una foto dell’insegna all’uscita!

Per il giorno seguente mi ero segnato il National Air and Space Museum, tuttavia, come ho scritto sopra, sapevo che il tutto sarebbe stato complicato, e non manca ovviamente la nota vagamente comica. Nelle settimane precedenti avevamo pianificato con dei colleghi europei di fare una conference call per l’avvio di un progetto cui collaborerò. Io naturalmente avevo dato disponibilità limitata, causa fuso orario. In pratica potevo solo in certi giorni alle mie 8 del mattino (ora del Pacifico, ovviamente). Alla fine aveva “vinto” il 12 dicembre, appunto alle 8 del mattino. “Molto bene, posso partecipare!” mi ero detto inizialmente. Successivamente però era saltata fuori la trasferta a Washington proprio in quei giorni… E io stesso che avevo chiesto di mettere la call alle 8 ora del Pacifico, mi sono ritrovato con la call alle mie 11 sulla East Coast: ovviamente quando la call è finita, c’era giusto il tempo per mangiare con calma e andare in aeroporto… Quindi niente museo dello spazio! Ma amen, ci si ritornerà, chissà!

Al ritorno faccio giusto in tempo a fare un salto ad Hollywood… per lo meno guardando il cartellone all’aeroporto di Los Angeles 🙂

Tra l’altro, tornando serio, decollando per l’ultimo tratto verso San Francisco ho anche occasione di vedere gli incendi sulle colline attorno a Santa Barbara. Ho provato a fare un paio di foto, ma non rendevano bene l’impressione che se ne ricavava dal vivo. Quest’anno è stato davvero tosto quanto a incendi qui in California: speriamo che tutto si risolva presto.

Comments are closed.