Momento scienza

Momento scienza

Giunto finalmente (quasi) a regime dopo le prime settimane – tra casa, burocrazia, vecchi lavori arretrati e quant’altro – in settimana avevo pensato che questo weekend sarebbe stata una buona occasione per fare la prima visita (di molte!) a San Francisco. In realtà le faccende domestiche mi han fatto un po’ perdere l’attimo fuggente e, complici le giornate non ancora lunghissime, alla fine ho deciso di rimandare ad una prossima volta, quando potrò dedicare l’intera giornata al turismo oltre-Baia.

Volendo però sfruttare le ore del pomeriggio in qualcosa di più stimolante della semplice passeggiata per Berkeley (che comunque ha sempre il suo perché, stante il graditissimo clima primaverile), mi sono affidato alla mia fida (giustamente) guida National Geographic di San Francisco e dintorni che mi era stata regalata per il mio compleanno dai miei adorati colleghi. Ovviamente, essendo la cittadina incentrata sul Campus, non è che qui a Berkeley ci sia chissà cosa, ma la guida qualche suggerimento lo dà: scartata la biblioteca che conserva la pepita che si dice abbia scatenato la corsa all’oro californiana (se la California è detta The Golden State un motivo ci sarà) e rimandata ad altra occasione la scalata alle colline per visitare la Lawrence Hall of Science (anche perché temo sia dedicata più ai ragazzini: m’informerò meglio), mi rimaneva il museo di paleontologia che presenta “alcuni pezzi in esposizione per il pubblico, in particolare un intero scheletro di Tirannosaurus rex”, così dice la guida. La cosa non mi stupisce dato che dalle tenebre della memoria emerge che il T-Rex era di casa qui in Nord America. Comunque, va bene: diamoci sta botta di Jurassic Park!

Il museo è in effetti “integrato” nel dipartimento di scienze naturali dell’università: essenzialmente, ci sono i reperti esposti lungo i corridoi o negli atri dell’edificio. Arrivo all’atrio del T-Rex e devo dire che fa la sua porca figura: con i suoi saranno 4 metri di altezza, immaginarselo mentre ti rincorre per farsi uno spuntino fa abbastanza impressione. Leggo che è il secondo esemplare completo (ossia di cui è stato rinvenuto più del 90% dell’intero scheletro) più grande del mondo (il primo si trova a Chicago).

   

Purtroppo però c’è l’immancabile sòla: nel 2014 l’originale è stato trasferito allo Smithsonian, dove sarà esposto dal 2019 in un’ala tutta dedicata a lui! Ne sarà lieto, penso io; sta di fatto che la cosa ovviamente mi delude un po’. Non resta che consolarmi con un altri reperti, tra cui po’ di teschi di triceratopo, questi invece originali… Va beh, ci si consola con quel che si può insomma (peraltro c’è anche un teschio di un altro T-Rex, ma non ho prove fotografiche eheh). Tutti questi reperti tra l’altro sono stati ritrovati in Montana, dove a quanto pare è normale che uno, camminando per strada, inciampi in una zampa di brontosauro che spunta dal terreno.

Uscendo, concludo la mia giornata (un’ora…) scientifica passando davanti ad un’esposizione di microscopi dal ‘600 all’800, i più antichi corredati di qualche testo coevo di cui notoriamente sono grande amante (non ho una lira per poterli comprare, ma è un altro discorso). E tutto questo delizioso vecchiume, ovviamente proveniente dalla mia cara Europa, contribuisce a stemperare la delusione giurassica.

P.S. Anticipo le critiche: archiviata la parentesi scientifica, per le prossime escursioni prometto reportage fotografici più intriganti 🙂

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