International House
Alla fine, come prevedevo, ero effettivamente riuscito ad entrare all’International House soltanto dopo il weekend (vedi precedente post).
La residenza fu costruita nel 1930 appunto per ospitare gli studenti e i ricercatori provenienti dalle altre parti del mondo (e in parte anche dagli Stati Uniti) e perciò da quasi cent’anni rappresenta un po’ il “punto di collegamento” tra UC Berkeley e il mondo, se così si può dire.
Tra l’altro, in sede di compilazione della domanda di ammissione di cui avevo parlato nell’ultimo post, avevo avuto modo di leggere che nell’assegnazione delle stanze – per le quali c’è sempre un’altissima domanda, come prevedibile – lo staff dell’I-House cerca di assicurare la più ampia eterogeneità possibile, sia in termini geografici sia in termini accademici. Questo è sicuramente un approccio condivisibile. Sul sito erano anzi specificati i settori e i paesi per i quali c’era un “eccesso di domanda” e che quindi avrebbero avuto vita difficile in sede di assegnazione. Per quanto riguarda le materie di studio, le più gettonate erano le solite: legge, economia e ingegneria. Per quanto riguarda i paesi, erano indicati: Cina, Giappone, Singapore, Germania, Francia e Norvegia. In effetti non ci ho messo molto ad accorgermi che questi paesi la facevano da padrone quanto a presenze. E gli italiani? Neanche l’ombra. Qualche volta ho chiesto ai vari Resident Assistant – i ragazzi residenti nell’I-House che hanno ruoli di responsabilità, diciamo i “rappresentanti di classe” – ma non sono mai andati oltre a frasi vaghe del tipo “Mah, mi sembra che ci sia una ragazza italiana all’ottavo piano, ma non sono sicuro”. Insomma, probabilmente ci sono solo io a rappresentare il Belpaese! Del resto, questo manifesto è abbastanza esemplificativo: se le dimensioni del saluto sono proporzionali alla nazionalità dei presenti, non c’è da stupirsi 🙂
La residenza è come ce la si aspetta: è molto austera, classica; la Great Hall – la sala principale – ti rimanda subito a un clima tipo Oxford XIX secolo (mai stato a Oxford, ovviamente 🙂 ) ed è un piacere sedersi a leggere, con il pensiero che va alle epoche passate. Coerentemente, anche le stanze sono piuttosto spartane e i bagni sono rigorosamente in comune, ma nulla di male. In realtà sto però sperimentando – ovviamente – un fastidiosissimo problema “tecnico” che sta un po’ condizionando la mia permanenza qui… Ma ne parlerò nei prossimi post: basta scrivere di problemi per il momento!
Intanto metto un po’ di foto, piuttosto. Qui la vista dall’esterno:
Qui la Great Hall:
Scale a caso (… è la scalinata che porta dalla Great Hall alla sala da pranzo):
La sala da pranzo medesima:
Queste foto della sala da pranzo, tra l’altro, mi ricorda che qui si mangia bene: senz’altro in rapporto alla media di questi mesi americani, ma anche in senso assoluto, devo dire.
Infine la biblioteca:
Sul sito ufficiale dell’I-House c’è comunque un portfolio di foto più completo e decisamente migliore del mio, direi.
Come anticipato nel precedente post, questa sarà dunque la mia casa fino al 12 agosto. O meglio, in teoria sarà così, in pratica tutto dipenderà dalla soluzione che troverò per il prosieguo. Ad esempio, potrei trovare una casa il cui affitto comincia il 1° agosto, o cose del genere…
Ma si vedrà. Intanto ogni giorno, nella Great Hall, leggo il San Francisco Chronicle fumando un sigaro e bevendo sherry… Sì, vero?? 🙂 No, in effetti è molto più facile trovare i ragazzi residenti che si guardano Game of Thrones, alla faccia della Oxford XIX secolo 🙂