Las Vegas, Grand Canyon, Monument Valley

Las Vegas, Grand Canyon, Monument Valley

La scorsa settimana ho finalmente fatto il mio primo vero viaggio turistico qui negli Stati Uniti! In effetti come durata non è stato particolarmente lungo (tre giorni pieni o poco più), ma sono stato molto contento perché ho avuto modo di visitare alcuni posti che erano segnati in rosso sulla mia agenda. L’occasione era del resto propizia: da un lato il 19 maggio era il mio compleanno, e avevo decisamente voglia di farmi un regalo per i 35 anni; dall’altro la mia amica Sara aveva programmato di fare un viaggio in California sfruttando le due settimane di intervallo tra la fine del suo precedente lavoro e l’inizio del nuovo, che cascavano proprio in questo periodo. Un bel weekend in compagnia, on the road e a vedere alcune delle attrattive più famose del mondo era quindi veramente d’obbligo!

Per quanto, come detto, il viaggio non sia stato particolarmente lungo, abbiamo avuto modo di vedere un sacco di cose. Qui tuttavia dovrò essere abbastanza sintetico, altrimenti verrebbe un post chilometrico! Cercherò quindi di fare un sunto efficace, sia come racconto sia come fotografie 🙂

Il viaggio comincia giovedì pomeriggio. Destinazione: Las Vegas! Come ho scritto nel mio post ironico su facebook, è abbastanza buffo che un “amante della cultura” come me festeggi il 35° compleanno (quello più “significativo” a livello letterario – vedi Divina Commedia 🙂 ) in un posto che della cultura non fa esattamente il suo marchio di fabbrica. Tuttavia ero e sono dell’idea che un salto a Las Vegas per chi passi dagli Stati Uniti Occidentali sia un must, anche solo uno o due giorni (che bastano e avanzano). In ogni caso, era la base quasi obbligata per le successive tappe che avevamo in programma.

Per la prima notte la tariffa scontata ci consente di fare le cose in grande stile, e quindi prenotiamo al Caesars Palace! Ovviamente agli occhi di un italiano abituato a vedere le bellezze italiche originali, il tutto sembra una colossale pacchianata, ma in effetti forse proprio perché te lo aspetti, e forse proprio perché lo è in maniera così clamorosa, alla fine risulta carino e divertente. Lo stesso discorso vale per la Strip, la via principale della città su cui si affacciano i principali hotel/casino: è davvero tutto enorme, pazzo e scintillante!

Il programma qui a Las Vegas è comunque molto soft: facciamo un salto al casino, dove investiamo (ovviamente senza successo) qualche dollaro d’ordinanza, cena da Gordon Ramsay, due passi sulla Strip e poi a dormire perché il programma del giorno dopo è assai intenso!

A causa dell’immancabile contrattempo in fase di noleggio dell’auto, la partenza è “leggermente” ritardata rispetto al programma. Ma poco male, ci penseremo in serata! Intanto si parte, destinazione la Diga Hoover! Nell’andare, ancora qualche foto ai sobri (!) alberghi e naturalmente al famoso cartello di ingresso al Las Vegas (anche se noi ce ne stiamo andando, va beh!). Poi ci immergiamo nel deserto!

La Diga Hoover fu costruita negli anni ’30 sul fiume Colorado al confine tra Nevada e Arizona per fornire energia elettrica e regolare l’approvvigionamento di acqua negli stati del circondario (fino a Los Angeles, che non è certo vicina) attraverso il bacino artificiale chiamato Lago Mead. Tra l’altro è anche la diga che compare a rotazione nella testata del mio sito, ho scoperto solo poi 🙂 Il Mike O’Callaghan – Pat Tillman Memorial Bridge, che passa davanti alla diga, fornisce una vista eccezionale, a 270 m di altezza sul fiume.

Vista la diga, via verso il South Rim – ossia il versante meridionale – del Grand Canyon! Il percorso richiederà – pausa pranzo compresa – circa 4h30′: il piano originario era di arrivare a metà pomeriggio… ma sono già le 14! Fortuna che l’Arizona non segue l’ora legale (se non nella riserva Navajo) e quindi per il momento non si cambia l’ora! Certo, il sole non sarà molto interessato a che ora noi diciamo che sia, ma psicologicamente ci evitiamo la botta di trovarci di colpo alle 15 🙂

Il tragitto si snoda dapprima in un contesto abbastanza desertico, poi pian piano si comincia a salire e quando si arriva al Grand Canyon siamo di fatto in un parco di montagna: in effetti siamo portati a pensare che il Grand Canyon sia in mezzo a un deserto o cose del genere, ma se si pensa che in alcuni punti arriva ad una profondità di 1600 m, allora non ci si deve stupire se il Parco si trova a circa 2000 m di altitudine! Le strade sono davvero come ci si immagina: dei tagli in mezzo a spazi infiniti che lasciano a bocca aperta.

Purtroppo arriviamo un po’ tardino, e non abbiamo tempo per fare tante soste nei vari punti di osservazione che ci sono lungo il Rim, comunque siamo in tempo per il tramonto, che poi forse è anche il momento migliore per godersi lo spettacolo. Non so se le foto rendano, ma la vista è davvero magnifica.

Si è fatto oramai buio e Kayenta, la cittadina vicino alla Monument Valley dove abbiamo prenotato per la notte, è a 150 miglia: meglio partire! La cosa interessante è che ovviamente, a parte le piccole località che incontriamo per strada (in una delle quali ci fermiamo a mangiare, tra l’altro in un ristorante/motel gestito da indiani in cui ceniamo di gran gusto), il percorso si snoda nella più completa oscurità: come sarà il panorama attorno a noi? Quando ci svegliamo la mattina seguente, abbiamo la risposta: da Kayenta il percorso verso la Monument Valley è breve, ma estremamente suggestivo.

La Monument Valley poi è qualcosa che lascia senza fiato, probabilmente più del Grand Canyon stesso.

La visita della Monument Valley può essere fatta con la propria auto: c’è un percorso di 17 miglia che passa nei punti più suggestivi e prende circa due ore. Avevo inoltre promesso a Sara che avremmo fatto un giro a cavallo e naturalmente non potevo mancare alla parola data: nemmeno da dire che inizialmente ero quantomeno perplesso, ma alla fine mi è piaciuto! Da notare ovviamente la foto che racchiude due stagioni diverse 🙂 Del resto, il sole picchia, ma fa freschino: siamo in alto (1500 m slm) e per di più spira un’arietta…! Morale, io con la giacchetta ci sto benone eheh!

Lasciata la Monument Valley, torniamo a Kayenta per un agevole pranzo (alle 16…) e poi partenza per tornare a Las Vegas. Sul percorso, che questa volta passa a nord del Grand Canyon, troviamo l’ultimo luogo di interesse che abbiamo in agenda, ossia l’Horseshoe Bend. Si tratta di un’ansa creata dal fiume Colorado a forma di ferro di cavallo, da cui il nome: il luogo è molto suggestivo e molto… pauroso! Non ci sono infatti barriere di protezione e ci si può affacciare direttamente sul vuoto: un minimo di disattenzione e sono 300 metri di volo! Per ovvie ragioni fare belle fotografie è complicato, ma passata la paura iniziale lo spettacolo anche qui è mozzafiato.

Come vedete è di nuovo il tramonto… E Las Vegas sta a “sole” 270 miglia! E noi che volevamo cenare e passare un’altra serata lì in città! Niente, la serata sarà ancora in macchina e la cena sarà nella più modesta ma non disprezzabile Hurricane, nello Utah, dove troviamo un messicano che alla fine fa il suo dovere.

E dopo ore e ore, finalmente Las Vegas compare all’orizzonte in tutta la sua luminosità!

Il giorno dopo non c’è molto da fare: relax mattutino e poi ritorno a San Francisco. La Virgin America intuisce che l’aeroporto di Las Vegas ci piace davvero tanto e quindi ci piazza due ore di ritardo, così, tanto per gradire! Ma pazienza, ciò non toglie che sia stato davvero un bel weekend!

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